SCUOLA DI WING CHUN   E JEET KUNE DO KUNG FU     DEL SIFU ALESSANDRO COSTANTINO                  www.scuoladiartimarzialijkd.it

                    La Storia di Bruce Lee

 








      
LIXIAOLONG (nome cinese originale) ma conosciuto come BRUCEE LEE, nato a S. Francisco il 27 novembre 1940, il maestro di tutti i maestri mai esistiti fu subito famoso per la sua vocazione alle vere arti marziali già all’età di 13 anni nel 1953, fu portato da suo padre a praticare il WING-CHUN da un già ben noto maestro di nome YIP MAN che riconobbe subito in lui una vera dotazione per questa disciplina marziale che, come vedremo in seguito sarà il trampolino di lancio per il suo JEET KUNE DO. Tramite William Cheung, studente di sifu YIP MAN continuò fino ai 18 anni e fino al 1959, anno in cui partì per l’America sotto la spinta del padre Li Hoi Chuen.

Grazie al suo impegno, ebbe successo nello sviluppare un proprio stile basato su movimenti rapidi di gambe, e prima di girare ogni scena, sul set si poteva assistere all’eleganza dei suoi movimenti e alla splendida e miracolosa forza e spregiudicatezza che solo la natura poteva aver donato a questo divino atleta. Ciò succedeva fortunatamente, perché sul set come detto, prima di iniziare le riprese dei suoi già ben noti films egli praticava scambi tecnici per decidere i movimenti con i quali si giravano le scene da lui architettate, altre volte i secondi personaggi, non avendo quella maestria e propensione maturate, facevano fatica a seguirlo sul set, e di conseguenza, a rispondergli colpo su colpo. Così quando i sui films arrivarono in occidente, quello che più aveva sorpreso gli spettatori erano i suoi calci.


Era una cosa mai vista prima ad ora poiché tutti erano stati abituati a vedere incontri di pugilato e semplici scazzottate, vuote e senza significato. Finalmente si poteva osservare qualcuno che sapeva lottare di gambe con abilità maestosa e semplicemente come bere un bicchiere d’acqua. Cosicché Bruce riuscì a diventare una vera celebrità grazie anche alla possibilità che le case cinematografiche, prima scettiche poi convinte del suo vero talento gli offrivano. Fra una ripresa e l’altra Lee riuscì ad avere non solo tempo da dedicare alla sua famigliama soprattutto quello per perfezionare uno stile di combattimento che avrebbe sfruttato colpi non solo da breve distanza ma anche da media o più lunga distanza. Approfondì parecchio,dedicandogli tutta la sua vita,lo studio delle tecniche e della filosofia di cui era laureato.

Sviluppò diversi concetti filosofici che ancora oggi sono alla base del nostro stile,il JEET KUNE DO. Egli diceva che alcune arti marziali sono molto popolari e belle da vedere, caratterizzate da tecniche,fluenti,scorrevoli. Ma attenzione!esse sono come un vino che e’stato annacquato;  non é un vino buono,un prodotto genuino. Altre fanno meno figura, però come sai,hanno un non so’ che,un tocco di autenticità,il sapore della genuinità. Oppure altre frasi filosofiche come per esempio il fatto di essere come l’acqua per poter adattarsi al 100% al nostro avversario; Oppure di riuscire a svuotare la nostra mente e non pensare all’esito dell’incontro,cioè di come sarebbe finito;bisogna saper perdere o vincere,non importa. E’ grazie per esempio al fatto che un giorno a causa di un allenamento per la schiena errato,stirò malamente un tendine e dovette rinunciare alla sua favolosa attività per la durata di 6 mesi restando completamente immobilizzato su una sedia. Scrisse tutto il materiale che ci è oggi pervenuto e che era già in parte esistente nella sua biblioteca. Nel 1967. partecipò al campionato internazionale di long beach. La sua apparizione fu come un fulmine a ciel sereno,esibendo il pugno famoso (pugno inarrestabile) con il campione del mondo di karate USA vic moore, dove Bruce lo sfidava tutte le volte a farsi bloccare il suo micidiale pugno,a quella velocità e intensità.
Ebbene su otto tentativi sferrati da Bruce, moore non riuscì a bloccarne nemmeno uno di quei pugni. Il  continuo processo di evoluzione del JKD culminò quando dopo il lungo stop che lo tenne a letto come già detto prima,iniziò una intensa attività di elaborazione filosofica e metodologica, e a seguito di ciò completò la sua filosofia.
Assenza di stile, assenza di maestri. ma soprattutto assenza di metodi.(NESSUN METODO COME METODO).
Credeva che un combattimento reale fosse molto animato e dinamico. Poiché in situazione di cambio continuo, non era possibile contare su schemi e tecniche prestabilite in un combattimento che avesse un minimo di confronto reale, diceva: io non ho inventato uno stile,non ho composto ne modificato ciò che si trova all’interno di distinte Forme in “quel metodo  in quell’altro”. Al contrario, spero di liberare i miei seguaci dall’aggrapparsi a stili, modelli, o forme prestabilite. Infine egli diceva: il JKD è solo un nome usato, uno specchio nel quale vedere noi stessi, non è una istituzione o altro.


O si capisce o non si capisce. Non vi è alcun mistero nel nostro stile, poiché i movimenti sono diretti,semplici e non classici; La sua straordinaria forza consiste solo nella sua semplicità, morbidezza e in un minimo di movimenti energici. Ma nel maggio 1973 si verifica ciò che noi seguaci e devoti allievi non avremmo mai voluto che si verificasse: un segno premonitore; Bruce ebbe un collasso negli studi golden haruest mentre si procedeva al doppiaggio del film I TRE DELL’OPERAZIONE DRAGO. Fu colto da vomito, febbre altissima, forti convulsioni. Fu trasportato d’urgenza in ospedale e il dottor WU (neurochirurgo) riscontrò un edema cerebrale. Gli furono somministrati farmaci fra i quali il manithol, un medicinale che gli ridusse il gonfiore al cervello. Ciò gli salvò la vita,ma non fu l’ultima volta. Nel giorno della sua morte Bruce non accusò nessun sintomo ricollegabile al precedente collasso avuto a maggio. Bruce  poi incontrò il suo produttore alle 14:00 a casa sua per discutere circa il suo ultimo film, GAME OF DEAT, (L’ultimo combattimento di chen), e ciò si protrasse fino alle 16:00. Poi, si recarono insieme  a casa di Betty Ting Pei, attrice Taiwanese. I tre controllarono la sceneggiatura, e visto che Bruce non si sentiva bene, Chow se ne andò per primo all’appuntamento. Poco tempo dopo, Bruce avrebbe chiesto a Pei qualcosa per l’emicrania. Lei lo accontentò e fu li che Bruce si coricò cadendo in coma profondo senza mai più risvegliarsi.

Fu così che il più grande maestro di tutti i tempi morì a Hong Kong il 20 maggio 1973 a soli 33 anni lasciando dietro di sé un vuoto incolmabile,e la certezza che ancora oggi tenga viva la sua fiamma con questo meraviglioso stile, ringraziandolo per sempre per tutto ciò che ci viene tramandato ancora oggi.

ore di un si

Maestro Sifu Alessandro Costantino 342.8847944  sifuale_jkd@yahoo.i